Alberto Fiz mi ha fatto un paio di domande per un articolo poi pubblicato sul Giornale dell’Arte, sull’arte digitale nel mercato dell’arte e sugli effetti della bolla speculativa degli NFT. A seguire il Q&A integrale.
AF. Sto facendo un’inchiesta sul Giornale dell’Arte sulle ragioni secondo cui il mercato dell’arte snobba l’arte digitale nonostante abbia un ruolo sempre più significativo. Tu stesso ne parli nel tuo libro Media, New Media, Postmedia scrivendo: “Il mondo della New Media Art si regge su un’economia che non prevede nel suo sistema di distribuzione un mercato dell’arte.” In che senso? Pensi che ci possa essere un sistema di mercato alternativo?
So, I have this screen on my wall. It’s called the Philips Tableaux, and it’s a kind gift from Philips, a thank you for my participation to the Jury of the first MUSE Digital Art Award, which invited artists to submit images adapted to the device’s specifications, and engaging the topic of The Energy for Tomorrow. Here, you can see it in my home place, showing a screenshot from a software artwork by Kamilia Kard, A Rose by Any Other Name (2021, original here), and below with some of the works exhibited in the Award’s exhibition in Milan, curated by Julia Rajacic.
È un fenomeno evolutivo interno al processo di automazione dei mezzi di produzione del tardo capitalismo. Il suo fine primario non è l’arte, è l’estetizzazione delle merci.
L’arte la può usare, come usa e ha usato altri strumenti nati allo stesso scopo: ma quando lo fa, il suo è sempre un atto di appropriazione, un uso deviato e illegittimo.
Se polarizzazione ci sarà, non sarà tra arti tradizionali e arti digitali, ma tra artisti che usano l’IA in questo modo e industrie creative che producono merci estetizzate.”
All These Fleeting Perfections is the group exhibition curated by Domenico Quaranta in the renovated spaces of the Biblioteca Geisser in Turin for EXPOSED. Torino Foto Festival, the new International Festival of Photography which will take place in Turin from 2 May to 5 June 2024 under the artistic direction of Menno Liauw and Salvatore Vitale.
The show is part of EXPOSED PRELUDE – a series of teaser events staged in collaboration with some of the main cultural institutions around the city of Turin on the occasion of the Turin Art Week; produced in collaboration with Artissima and with the active participation of a number of exhibitors, it can be visited from 27 October to 5 November 2023.
The event presentation is scheduled for the morning of Friday 3 November, from 10 am to 1 pm, although the exhibition will also be accessible over the days leading up to the event.
On the occasion of Art Verona 2023, Spazio Vitale opens to the public for the first time with Theo Triantafyllidis: Sisyphean Cycles (curated by Domenico Quaranta). The exhibition brings together, for the first time in a single set-up, four simulations by the Greek artist, guiding the viewer through an articulated and compelling narrative journey, and into as many ecosystems-worlds, programmed by the artist in such a way as to modify themselves according to autonomous behavior.
Spazio Vitale
Via San Vitale 5 – Verona
October 13 – November 11, 2023
Monday through Friday, 2 p.m. – 7 p.m.; Saturday, 10 a.m. – 1 p.m. and 2 p.m. – 7 p.m.
“Ora che le abbiamo dato un nuovo nome, sosterremo ancora l’idea che SALAMI svilupperà una qualche forma di coscienza?” SALAMI è l’arguto acronimo di “Systematic Approaches to Learning Algorithms and Machine Inferences” [Approcci sistematici agli algoritmi di apprendimento e alle inferenze automatiche], una definizione proposta dall’informatico e politico italiano Stefano Quintarelli nel 2019 come un modo più obiettivo e onesto di riferirci a tutto ciò che attualmente chiamiamo Intelligenza Artificiale (IA). Quintarelli è convinto che il primo bias dell’IA sia il suo nome, che implicitamente suggerisce la possibilità che le macchine sviluppino una qualche forma di coscienza, emozioni e personalità, arrivando a superare i limiti dell’umano. Rinunciare al nome che gli diede nel 1956 il matematico americano Marvin Minsky sarebbe dunque il primo passo verso una necessaria demistificazione dell’Intelligenza Artificiale.
[English version below] Nel corso degli ultimi anni, la blockchain si è imposta non solo per la sua funzione originaria di registro destinato al conio e alla circolazione delle criptovalute, ma anche come infrastruttura fondante di una nuova visione di internet, basata sull’anonimato, la crittografia, la decentralizzazione, la protezione e il controllo individuale dei dati: il cosiddetto Web3. All’indomani dell’esplosione della bolla speculativa degli NFT, e in una fase di crisi delle criptovalute, è urgente in ambito artistico una riconsiderazione degli aspetti meno visibili e meno discussi della blockchain, per capire non solo come l’arte possa usarla, ma anche come possa condizionarne lo sviluppo futuro: analizzando e decostruendo le narrative dominanti, investigando le culture e le ideologie che l’hanno plasmata, approfondendo le sue applicazioni sociali e le potenzialità che offre in termini di costruzione comunitaria e di governance.
Introdotta e moderata dal prof. Domenico Quaranta, la conferenza Beyond Financialization: Blockchain, Mysticism, Community and Art approfondirà queste questioni con l’aiuto del prof. Martin Zeilinger, ricercatore, curatore e Senior Lecturer in Computational Arts and Technology alla Abertay University di Dundee, Scotland; e della ricercatrice e curatrice Inte Gloerich, attualmente impegnata in un dottorato di ricerca promosso dalla Utrecht University e dall’Institute of Network Cultures di Amsterdam sugli immaginari tecnosociali della blockchain.
Si apre l’ultimo mese della mostra “Salto nel vuoto. Arte al di là della materia”, che ho curato con Lorenzo Giusti per la GAMeC di Bergamo, e che ha già attratto in città migliaia di visitatori. La mostra è accompagnata da un ricco catalogo, pubblicato solo in lingua italiana in collaborazione con Officina Libraria, che affianca ai testi curatoriali e alle schede delle opere una selezione di testi tradotti in italiano per l’occasione.
Lorenzo Giusti, Domenico Quaranta (a cura di), Salto nel vuoto. Arte al di là della materia. Catalogo della mostra, GAMeC, Bergamo e Officina Libraria, 2023. 469 pp., 156 ill. a colori, ISBN: 9788833672359, € 40,00
Il volume rivolge lo sguardo a quegli artisti e artiste che, in tempi diversi, hanno indagato la dimensione del vuoto negandola nella sostanza o identificandola quale mera dimensione ideale, o il cui lavoro si è rivelato in grado di riflettere i cambiamenti epocali nella percezione della dimensione materiale, introdotti dall’emergere dei paradigmi del software e dell’informatizzazione, così come dalla rivoluzione digitale e dalla sua sistematizzazione. Il catalogo della mostra esplora il tema della smaterializzazione e crea un racconto trasversale che evidenzia le connessioni esistenti tra le indagini sul vuoto – intraprese dai primi movimenti dell’avanguardia storica e sviluppate dai gruppi sperimentali del secondo dopoguerra –, le ricerche sul flusso risalenti agli anni della prima informatizzazione e l’utilizzo di nuovi linguaggi e realtà simulate nell’epoca post-digitale. Il volume si apre con i testi dei curatori Lorenzo Giusti e Domenico Quaranta, si articola in tre sezioni tematiche – Vuoto, Flusso e Simulazione – che inquadrano altrettante modalità di messa a fuoco, rappresentazione ed espressione dei principi della smaterializzazione. L’introduzione di ciascuna sezione del catalogo è affidata a un testo di carattere scientifico, inedito in lingua italiana: Karen Barad per la sezione dedicata al Vuoto, Luciano Floridi per la sezione dedicata al Flusso e Myron W. Krueger per la sezione dedicata alla Simulazione. Approfondimenti sulle opere in mostra sono affidati a storici dell’arte italiani e internazionali. Chiude il volume la ripubblicazione di un saggio di Italo Calvino, derivato da una conferenza del 1967 intitolata Cibernetica e fantasmi, in cui lo scrittore si sofferma sull’impatto della teoria dell’informazione sulla letteratura, sulla creazione e sulla nostra visione del mondo, sulla fine dell’autore, sul rapporto uomo-macchina, e su quella che allora non veniva ancora chiamata intelligenza artificiale.
Testi sugli artisti di: Claudio Musso, Marco Meneguzzo, Paolo Campiglio, Marlies Wirth, Giacomo Pigliapoco, Pau Waelder, Paola Lagonigro, Charlotte Kent, Tina Sauerlaender, Valentina Tanni, Peggy Schoenegge, Anna Daneri
For the online exhibition The Byzantine Generals Problem, which is still available online at Distant.Gallery, Aksioma produced an exhibition booklet which still sums up very well what I believe art on the blockchain is and shoud be. Check it out at the link below!
Domenico Quaranta, The Byzantine Generals Problem, exhibition booklet, Aksioma – Institute for Contemporary Art, Ljubljana 2022
Back in December 2021, I curated an online exhibition aiming “to stimulate a conversation with contemporary artists about the future of human visual culture, and to investigate how they are working, in different ways, on the development of a visual language capable to resist the machine gaze and its implications, and to improve human visual communication—a post-AI, posthuman human vision.” It was fun, and 15 months later it’s nice to see that some works produced in response to the show are still blossoming and spawning new shoots (some of them are also still available for relatively cheap collecting on Feral File).
Apart from this, I just realized that two texts produced for this show were never properly posted on this blog. I do it now, in a moment in which some concerns raised at the time might resonate in a very different way. The first is my exhibition essay, the second is a long interview with scholar Antonio Somaini, focused on “The Meaning of “Vision” and “Image” in the Age of AI”.