Jon Rafman e le eggregore del nostro tempo

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Domenico Quaranta, “Jon Rafman e le eggregore del nostro tempo”, in Il Giornale dell’arte, 21 febbraio 2022.

[…] Coniato nell’ambito dell’occultismo, il termine eggregora definisce un campo mentale, una forma-pensiero che si manifesta come emanazione di un ampio gruppo di persone che condividono un contesto culturale comune. Arricchitosi nel tempo di contaminazioni con il pensiero teosofico e con l’idea dell’inconscio collettivo junghiano, in anni recenti il termine ha assunto nuove sfumature, venendo cooptato sia dalla teoria politica (le corporation sono eggregore, in quanto manifestazioni individuali di una collettività che esiste come soggetto giuridico) che dalla memetica. I memi sono sempre emanazioni di una collettività; la loro identità non evolve per iniziativa di un singolo, ma per centinaia di impulsi convergenti. In casi specifici, queste emanazioni possono assumere una vita propria e una qualità magica, trascendere lo spazio discorsivo in cui si sono formati, influenzare il cosiddetto mondo reale: in altre parole, diventare eggregore […]

L’eggregora è l’elemento unificante che raccoglie i diversi lavori presentati in «₳Ɽ฿Ł₮ɆⱤ Ø₣ ₩ØⱤⱠĐ₴», la personale di Rafman da Ordet, in una narrativa comune. Il titolo della mostra fa riferimento alla capacità delle eggregore di farsi «mastermind», di presiedere alla nostra comprensione dei mondi in cui si è frammentata la realtà e di cambiarne, con la loro occulta influenza, gli accadimenti, trasformando false notizie in verità condivise da comunità abbastanza ampie da assumere la concretezza della realtà, mobilitando masse, riscrivendo storie o la Storia.

Ticket to the Future / Punctured Sky

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Punctured Sky Vol. 1 by Jon Rafman (2021)

Passierschein in die Zukunft / Ticket to the Future is an exhibition organized by the Kunstmuseum Bonn as part of beuys 2021, the series of events celebrating Joseph Beuys’ heritage, 100 years after his birth. The exhibition features works by Beuys, Katinka Bock, Christian Jankowski and Jon Rafman.

For the catalogue of the exhibition, I was asked to write a short text about Rafman’s contribution to the show, months before it was actually ready. I spoke with Jon, I read the script but, as the commissioned video work was in its very early stages, I focused my text on a story he often told in his artist talks, about a videogame that survived only in his personal memories. Eventually, that story became the subject of the final work, while the script I read remained an unreleased project, existing in the public – at least by now – only through the few lines at the very end of the text below.