Valentina Tanni. L’uso artistico delle reti telematiche ha una lunga storia, che ha avuto il suo picco con il movimento della Net Art nella seconda metà degli Anni Novanta e primi Anni Zero. Esaurita la spinta avanguardistica, e dissolti movimenti e correnti (compreso il controverso Post-Internet), cosa resta oggi? In che modo oggi gli artisti usano Internet nelle loro opere?
Domenico Quaranta. Da un lato il Post-Internet ha cancellato con un colpo di spugna gli ultimi residui della specificità mediale, facilitando l’emergere di artisti che portano i linguaggi e le culture digitali davanti a un pubblico più ampio, trasversale e globale. Per molti aspetti positivo, questo processo ha però danneggiato la riconoscibilità del fenomeno e la compattezza della comunità che l’ha fatto fiorire, riconducendola alle dinamiche individualiste del mondo dell’arte.
Tuttavia sono restio a vedere in questa transizione un passaggio senza ritorno. Le pratiche di networking e la Rete come piattaforma produttiva e distributiva sfidano ancora i formati e le logiche del mondo dell’arte; e, nonostante i suoi cambiamenti, la Rete non ha ancora smesso di sorprendere: blockchain, browser alternativi, mesh network, bot e intelligenze artificiali, deep web, residui strutturali della vecchia Internet lasciano aperti degli spazi a un uso dal basso, radicale e corrosivo delle reti.
In Valentina Tanni, “Internet e gli artisti. L’opinione di 5 esperti”, Artribune, January 30, 2020.